Quando nel luglio 2017 Pietro Sciotto si aggiudicò il bando per l’iscrizione del Messina in Serie D, le speranze della tifoseria peloritana erano alle stelle. Il neo presidente preso dall’entusiasmo e dal sogno di poter finalmente guidare il Messina, promise la promozione in Serie B in tre anni. Tuttavia, dopo otto anni di presidenza, il bilancio risulta impietoso: una gestione che ha portato alla retrocessione in Serie D, caratterizzata da scelte societarie discutibili e risultati sportivi deludenti, tanto da far considerare Sciotto come il presidente più fallimentare nella centenaria storia del club siciliano.
L’inizio dell’era Sciotto: i primi tre anni in Serie D (2017-2020)
I segnali preoccupanti erano già evidenti nell’estate 2017, quando la società rinunciò alla partita di Coppa Italia contro l’Acireale, primo indizio di una conduzione che si sarebbe rivelata problematica. La prima stagione sotto la gestione Sciotto si concluse con un modesto sesto posto, a ben 23 punti di distanza dalla capolista Vibonese, mancando l’obiettivo della promozione.
Il campionato 2018-2019 vide il Messina raggiungere la finale di Coppa Italia di Serie D, persa contro il Matelica, ma in campionato la squadra sfiorò i play-out, salvandosi per un solo punto e terminando al dodicesimo posto, a 35 lunghezze dal Bari promosso in Serie C.
La terza stagione, 2019-2020, fu interrotta alla ventottesima giornata a causa della pandemia. A quel punto il Messina aveva racimolato appena 36 punti, classificandosi all’ottavo posto con un distacco abissale di 27 punti dal Palermo, poi promosso in Serie C.
La promozione in Serie C e il ritorno tra i professionisti (2020-2021)
La svolta sembrava essere arrivata nella stagione 2020-2021, quando Sciotto decise di affidarsi alla competenza di Cocchino D’Eboli, esperto dirigente salernitano con provata esperienza in Serie D. Questa scelta portò finalmente i suoi frutti: il Messina vinse il campionato con due punti di vantaggio sull’altra compagine cittadina, l’FC Messina, tornando tra i professionisti dopo quattro anni di purgatorio in Serie D.
Il ritorno in Serie C: quattro anni di sofferenza (2021-2025)
Quando sembrava che Sciotto avesse finalmente compreso i propri limiti e la necessità di delegare a professionisti del settore, si verificò l’ennesimo colpo di scena: il gruppo che aveva conquistato la promozione venne smantellato e la stagione 2021-2022 in Serie C fu caratterizzata dalla solita improvvisazione, con continui avvicendamenti in panchina e un’incessante girandola di calciatori. Il Messina si classificò al quattordicesimo posto, evitando i play-out anche grazie all’esclusione del Catania dal campionato.
Il campionato 2022-2023 rappresentò l’ennesimo capitolo di una gestione ormai cronicamente disfunzionale. Dopo un disastroso girone d’andata, il Messina fu costretto ai play-out e si salvò in extremis grazie al gol di Ragusa contro la Gelbison, concludendo al diciassettesimo posto.
Nella stagione 2023-2024, sotto la guida di Modica, il Messina ottenne una salvezza tranquilla alla penultima giornata, nonostante un girone d’andata da zona retrocessione. La squadra terminò al quattordicesimo posto, a sei punti dai play-off e a due dai play-out: un campionato mediocre, ma considerato il migliore dei quattro disputati in Serie C.
Il tracollo finale: la stagione 2024-2025
L’ultima stagione rappresenta il punto più basso della gestione Sciotto. Nonostante la conferma di Modica in panchina, la squadra allestita si rivela inadeguata per la categoria. I tifosi, esasperati da otto anni di gestione inefficace, disertano in massa le partite casalinghe, mentre la squadra sprofonda agli ultimi posti della classifica, con solo Taranto e Turris (poi escluse per inadempienze amministrative) a fare peggio.
A gennaio 2025, Sciotto tenta il colpo ad effetto cedendo l’80% della società alla AAD Invest Group, società lussemburghese guidata dal poco conosciuto Doudou Cissè. La presidenza venne affidata a Stefano Alaimo, figura priva di esperienza nel calcio professionistico. Il nuovo direttore sportivo Domenico Roma mette in atto un’importante campagna acquisti, apparentemente rafforzando la squadra, ma alle prime scadenze amministrative emergono le criticità: il Messina non riesce a pagare contributi e imposte, subendo una penalizzazione di 4 punti. Altri 9 punti vengono sottratti per l’esclusione di Taranto e Turris dal campionato.
Con la squadra ormai matematicamente ultima, la società fantasma si dissolve. L’ex presidente Sciotto, non pagato dalla AAD Invest si rifiuta di riassumere il controllo totale. L’amministrazione comunale di Messina tenta tardivamente una raccolta fondi e cerca contatti con imprenditori locali, ma senza successo. Due gruppi manifestarono interesse per l’acquisto del club, ma si ritirano rapidamente anche quando la AAD offre la cessione per la simbolica cifra di un euro.
Nel frattempo, sul campo la squadra dà il massimo e conquista l’accesso ai play-out, mentre a livello societario le scadenze di aprile non vengono rispettate, con ulteriori penalizzazioni in vista per la stagione successiva. L’epilogo è amaro: il Messina perde lo spareggio salvezza contro il Foggia e retrocede in Serie D.
Il bilancio dell’era Sciotto in numeri
I numeri dell’era Sciotto raccontano impietosamente otto anni di gestione fallimentare:
- 293 partite ufficiali disputate tra campionati di Serie C, Serie D e Coppa Italia
- 102 vittorie, 79 pareggi e 112 sconfitte
- 357 gol realizzati e 369 subiti
- 16 allenatori avvicendatisi in panchina
- 238 calciatori tesserati
Questi dati certificano, senza ombra di dubbio, che Pietro Sciotto, unico responsabile della retrocessione, è stato il presidente più disastroso nella storia centenaria dell’A.C.R. Messina, lasciando la società in una situazione sportiva ed economica drammatica e con una indagine della Procura della Repubblica che getta più di un’ombra sulla gestione Sciotto.