Sono passati solo 15 giorni. Eppure, quel maledetto 3 novembre, condito dal fragoroso k.o. accusato nel derby contro l’FC, sembra lontano un secolo. La tanto agognata scossa, fortunatamente, c’è stata. Ed ora il Messina, grazie a due vittorie consecutive, guarda con rinnovato ottimismo al futuro. D’altronde, vedere navigare i giallorossi nei bassifondi della classifica, era un colpo al cuore per qualsiasi sostenitore messinese. A maggior ragione se viene considerata la qualità complessiva della rosa, che non è certamente da zona play-out. La svolta, sperando che non si tratti solo di un fuoco di paglia, è stata data dall’approdo in panchina di Karel Zeman, figlio del più noto Zdenek.
Dopo sei lustri, è di nuovo Zemanlandia
Trent’anni dopo, a Messina si è tornata a respirare aria di “zemanlandia”, visto che il padre, prima di diventare uno degli allenatori “cult” degli anni ’90 grazie al calcio estremamente propositivo mostrato a Foggia e nella Capitale, iniziò a mettere in luce le sue idee e la sua filosofia calcistica proprio nella nostra terra. Altri tempi, ovviamente. Quel Messina, infatti, arrivò a sole sei lunghezze dalla promozione diretta in Serie A, risultando – in pieno stile zemaniano – l’attacco più profilo e la difesa maggiormente perforata dell’intero torneo. La stella indiscussa di quella squadra era un certo Totò Schillaci, capace di laurearsi capocannoniere del torneo cadetto con 23 goal realizzati, che solo dodici mesi più tardi divenne celebre nelle “notti magiche” di Italia ’90.
L’approdo di Zeman junior, quindi, ha dato una sferzata positiva a tutto l’ambiente, contagiato dall’entusiasmo del tecnico di origine ceca, da alcuni definito un “Sarri in formato mignon“. Le prime due uscite del nuovo allenatore, d’altro canto, lasciano ben sperare. La vittoria a Corigliano, al cospetto di una squadra che alberga stabilmente nelle sabbie mobili della zona-retrocessione, ha convinto al di là dei tre punti conquistati: dominio assoluto del campo e un 4-1 che inquadra, alla perfezione, quanto visto sul rettangolo verde. L’ultima vittoria, però, è stata ancora più importante, in quanto ottenuta contro una diretta concorrente per l’accesso ai play-off: il Biancavilla. Anche sul manto erboso del Franco Scoglio, i giallorossi hanno esibito un’altra ottima prestazione, specie nei primi sessanta minuti, creando svariate palle-gol. Il 2-0 finale, nonostante un’ultima parte del match un po’ sottotono, è stato il giusto premio per gli uomini di Zeman.
Il Messina a Palermo per sfatare il tabù Barbera
Nel prossimo turno, però, il Messina è chiamato alla grande impresa, in un infuocatissimo derby siciliano che catalizzerà l’attenzione di tutti gli appassionati della Serie D: al Renzo Barbera, i giallorossi sfideranno il Palermo di Rosario Pergolizzi. Una compagine, quella palermitana, che sta dominando, come da copione, il gruppo I della Serie D, grazie ad una rosa che può vantare, oltre al navigato ed esperto capitano Mario Santana, uno dei grandi protagonisti dell’epopea d’oro dei rosanero, calciatori che con la serie dilettantistica hanno poco a cui spartire, come Lancini, Sforzini, Pelagotti e Martinelli, solo per citare i più famosi. L’ACR, di conseguenza, è chiamato ad un’impresa eccezionale: vincere in casa del leader indiscusso del torneo, che, dopo solo dodici giornate, vanta già otto punti di vantaggio sulla più immediata inseguitrice, il Savoia.
Puntare sull’ottenimento dei tre punti da parte dei giallorossi, scegliendo fra i broker proposti da topscommesse.com, il comparatore di quote sportive numero uno in Italia, potrebbe regalare una sostanziosa vincita agli scommettitori messinesi. Espugnare il Barbera, storicamente, è un’impresa alquanto complicata: in sole due circostanze (Serie B 58-59 e Serie C1 00-01) il Messina è tornato da Palermo con l’intera posta in palio. Negli ultimi tre precedenti, disputati nella metà degli anni 2000 in Serie A, i giallorossi hanno subito altrettante sconfitte, seppur di misura. Sulla carta, di conseguenza, la conquista del pareggio sarebbe un risultato più che soddisfacente. Ma quando si ha uno Zeman in panchina, esiste solo una filosofia: attaccare per segnare più goal dell’avversario.