Salta il patto di riservatezza, Fabrizio Mannino pronto a riprendere la trattativa, ma Pietro Sciotto deve iscrivere la squadra – VIDEO

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Dopo le dichiarazioni shock con le quali il presidente Pietro Sciotto nel pomeriggio del 15 giugno annunciava la chiusura della trattativa con Fabrizio Mannino per acquisire l’Acr Messina e annunciava di non iscrivere la squadra al prossimo campionato di serie C, rispondeva qualche ora dopo Fabrizio Mannino con una conferenza stampa per chiarire l’attuale situazione.

Mannino ha dichiarato di aver sciolto il patto di riservatezza che lo legava al presidente Sciotto. Ha affermato che si è presentato a Messina non per speculare e approfittare, ma solo per una pura passione sportiva e aggiunge che la conferenza stampa non è contraria alla volontà di Sciotto, ma solo un punto di partenza per raggiungere un accordo, per il bene di tutti.

Secondo Mannino è stato il presidente Sciotto ha rompere il patto di riservatezza da lui stesso voluto, un patto firmato il 31 maggio.

Mannino non comprende di quali garanzie parli Sciotto, non essendoci un contratto, non c’è un accordo. Mannino non può iscrivere la squadra in serie C poiché non è il presidente della società. Non è un benefattore. È irreale e impraticabile che faccia un bonifico e Sciotto iscrive la squadra. Due giorni fa Mannino era riuscito a far sottoscrivere alle parti un impegno di massima che sarebbe dovuto sfociare in un accordo che prevedeva la restituzione della somma che Sciotto avrebbe dovuto pagare per l’iscrizione. Nel momento in cui si poteva addivenire alla sottoscrizione del contratto, Mannino avrebbe pagato Sciotto, acquisendo il 51% della società. Per cui si andava dal notaio Vicari e Mannino avrebbe presentato l’assegno circolare e Sciotto avrebbe ceduto la quota. La parte eccedente che avrebbe dovuto coprire il debito, di cui ancora oggi Mannino non ha cognizione, sarebbe stata pagata con i vari versamenti. Sciotto avrebbe pagato i vari debiti e Mannino l’avrebbe rimborsato, arrivando così alla cessione del 99%. Su questo le parti avevano raggiunto un accordo. Al mattino Sciotto chiama Mannino, che si presenta in concessionaria. Sciotto propone un nuovo accordo a una cifra superiore, con un pagamento per la cessione del 100% della società. Mannino si riunisce con i consulenti chiedendo chiarezza sulla massa debitoria. Mannino invia un consulente a Giammoro per ricevere la documentazione necessaria per avere contezza delle passività, ma una volta arrivato a Giammoro, il consulente di Sciotto comunica che non era stato autorizzato a consegnare la documentazione. Per Mannino acquistare una società in questo modo è impossibile.

Sciotto dichiara un passivo di 1.2 milioni di euro, ma secondo Mannino ammonta a 2.8 milioni di euro a fronte di crediti davvero minimi. L’unica condizione posta da Mannino per l’acquisizione della squadra, sia con la proposta del 51% che su quello del 100%, era che Sciotto iscrivesse la squadra, essendo l’unico titolato a farlo. Secondo Mannino la garanzia da fornire deve essere legata a un accordo, a un contratto, così come previsto dal codice civile, poiché nessuno rilascia garanzie in bianco. Come previsto dalle normative, dichiara Mannino, bisogna rilasciare una “comfort letter” alla Lega in cui viene certificata la consistenza patrimoniale che Mannino avrebbe già prodotto attraverso la sua banca, la City Bank, che certifica una presenza di fondi, nei suoi conti, superiore ai 50 milioni di euro.



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